Storia di un orto (1 di 4)

Premessa

La devo prendere alla lontana, spero la lettura ti sia leggera….

Abito in campagna ma la mia casa è in condominio, l’atto d’acquisto recita “di vecchissima costruzione”, non meglio specificando l’anno.

Il lungo fabbricato di 3 piani era anticamente adibito ad alloggi per braccianti e personale della villa nobiliare (e della relativa tenuta agricola) che ancor oggi fa bella mostra di se sul mio affaccio.

Un’anziana residente mi raccontò che il mio ripostiglio (porta in legno) un tempo era stalla di due caprette e che nel suo (porta in ferro)  c’era  il forno dove si panificava per tutti i vicini.

Il caseggiato è costruito a ridosso di un importante strada statale ad intenso traffico anche di mezzi pesanti. L’incoscienza e la deficienza umana spingono sull’acceleratore e gli incidenti si succedono frequenti da rimpiangere quando era una strada bianca percorsa da pedoni, carretti e ciuchi.

La foto che segue è anche divertente per quella lavatrice schiacciata ma si sono verificati ben più gravi incidenti.

A dispetto della densità di abitanti non ci sono parcheggi e ci si adatta sulla banchina stradale.

Dall’altra parte della statale, oltre la banchina dove si parcheggia, c’è un terreno coltivato (attualmente grano, l’anno scorso a girasoli),

un capanno “agricolo” ed il fazzoletto di terra dove è sorto il mio orticello. Ricordatevi di questo capanno, è fondamentale per il proseguo della storia.

Tanto premesso, qualche anno fa, dopo aver parcheggiato l’auto sulla famosa banchina, mi imbatto in una donna che sbraita verso un vicino. E’ furiosa: tutta rossa in volto, urla come un’ossessa.

Io sono persona di natura discreta e riservata, quindi mi allontano velocemente senza chiedere spiegazioni non senza temere di rimanere coinvolto nella malaparata.

La settimana successiva trovo degli operai a delimitare il terreno,  fino a quel momento rimasto libero ed utilizzato come ampio parcheggio, con una recinzione.

Rimane abbastanza spazio per parcheggiare e non mi pongo troppe domande.

Continua…..