Ikea hack

Per puro caso pubblico questo articolo nel giorno della morte di Ingmar Kamprad, infatti proprio oggi ho terminato un lavoretto che avevo in cantiere da qualche settimana. Speriamo non si vendichi venendo a tirarmi le lenzuola.

Un personaggio discusso ma comunque da ammirare per essersi avventurato con successo in un territorio inesplorato del marketing che tutt’oggi non trova imitazione. Steve Jobs sta al computer come Kamprad sta al mobile da arredamento. Con il valore aggiunto che quest’ultimo ha preso solo la polpa del frutto dell’attività economica lasciando la buccia e le seccature agli altri (produzione, trasporto e montaggio).

Come maker, quando visito i punti vendita Ikea vengo sopraffatto dalla depressione. Vedo oggetti dal design accattivante sia nella forma che nei colori, ben presentati sia nel catalogo che nel punto vendita, dall’utilizzo efficace ed efficiente. Forse sarei in grado di pensare ed industrializzare uno di quei mobiletti, certamente sarei in grado di costruirlo ma, senza neanche considerare il tempo del mio lavoro ed il compenso per le mie capacità, spenderei più in tavolame grezzo e ferramenta che per comprare il prodotto finito. Anche per questo nella mia attività utilizzo quasi esclusivamente materiali di recupero.

Bisogna cercare di trarre energia anche dai sentimenti negativi ed in questo caso riesco a farlo in due modi.

Il primo è gironzolare tra i reparti non con lo spirito del consumatore ma con quello dello studente ammirato che sta facendo un master: osservo il design, l’industrializzazione del prodotto, come viene presentato. Prendo appunti e foto.

L’altro è comprare i prodotti per aggiungere loro valore o addirittura per trasformarli in qualcosa di completamente diverso. Quest’ultima non l’ho inventata io, basta digitare sui motori di ricerca le parole: “Ikea hacker” per avere un’infinità di risultati. Sul tema c’è anche un bellissimo libro dal titolo “Reinventare Ikea” di Isabelle Bruno e Christine Baillet – L’Ippocampo editore.

Veniamo al mio lavoretto.

Anni fa avevo acquistato una lampada TERTIAL , a quel tempo l’unica finitura disponibile era grigio metallizzato. Avevo subito cacciato indietro l’idea di verniciarla in una tinta più allegra per non correre il rischio di lasciarla smontata per un paio d’anni perdendo nel frattempo buona parte dei pezzi. Qualche mese fa, durante uno dei miei “corsi d’aggiornamento”, ho avuto la sorpresa di trovarla disponibile in una bella tinta gialla. Squisito pendant alla mia collezione di fumetti Topolino. Come resistere all’acquisto?

Non tutti sanno che questa lampada ricorda in modo inquietante un’icona del design che campeggiava su tanti tecnigrafi prima dell’avvento di Autocad. Mi riferisco a “Naska” oggi prodotta e commercializzata dall’azienda Fontana Arte. Con la differenza che al costo di una Naska, potete portare a casa quasi 35 TERTIAL.

Di seguito la descrizione delle modifiche e le foto “prima e dopo la cura”.

Innanzitutto ho sostituito il cavo elettrico in plastica bianca con altro tessile in tinta

Poi è stata la vota dei dadi, sostituiti con altri in acciaio inox “ciechi”

Quindi la basetta: dopo aver svasato le sedi, ho sostituito le viti da “testa bombata larga” a “testa svasata pari” che ho nascosto con dei copritesta. Poi ho chiuso con dei tappini i numerosi fori di servizio.  Ho fatto anche passare il nuovo cavo tessile all’interno.

Infine ho apportato una piccola modifica all’impianto elettrico che m’ha consentito di eliminare l’interruttore sul cavo e comandare l’accensione dalla placca a muro

modifica impianto elettrico

Quando ho iniziato questo lavoro pensavo si trattasse di una “bischerata” ed invece c’è voluto troppo tempo sia per realizzarla che per reperire i materiali.

Il risultato mi soddisfa molto e spero piaccia anche a voi.

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 Se l’articolo t’è piaciuto leggi anche anche Ikea hacker 2

61 pensieri su “Ikea hack

      1. Se tu sapessi quanto ci ho lavorato per fare quella stanza…. ore ed ore di lavoro io ed un amico muratore, senza altro aiuto. Per mesi e mesi ho vissuto in un cantiere perché non avrei saputo dove altro andare. Le finestre poi sono una chicca: le ho fatte arrivare dalla Norvegia. Grazie per aver apprezzato!

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      2. Sei la follower con il maggior numero di commenti ed una delle persone i cui commenti più mi gratificano. Ho deciso di ringraziarvi, non è molto ma apprezza il pensiero, Cancellando e rinnovando il mio “following” al vostro blog rimarrete sempre visibili ed ai primi posti nell’elenco che ho in fondo alla homepage, Grazie ancora ed a presto rileggerti!

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      3. Ma sai che ho pensato di fare la stessa cosa! Quando inizi a seguire altri blog nel lettore compaiono sempre gli ultimi o quelli che postano infinite volte al giorno! Ma che non sono quelli che leggo e commento assiduamente…. per quel che assiduamente può valere…. tutto è relativo 😉 ma grazie mille 😍mi ha fatto un gran piacere questo messaggio! 😘

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  1. Ammetto che prima delle lampade la mia attenzione è stata attratta dalla vegetazione che si vede dalla finestra… impietoso il paragone coi noiosi tetti cittadini (un po’ nobilitati da quel po’ di cielo) che intravedo dalla mia. Complimenti anche per come hai reinventato la lampada, mi piace il concetto di Ikea Hacker! E secondo me piaceva anche a Papà Ikea che oggi se n’è andato 🙂

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  2. Il richiamo al giallo della costa dei Topolino d’epoca in effetti è perfetto. Io probabilmente all’IKEA le lampade nemmeno le avrei notate, e soprattutto le avrei montate (ammesso e con concesso di riuscirci) così com’erano. Tu invece hai aggiunto il plusvalore dell’artigiano creativo, come sempre. Bravo bravo!

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  3. Ecco! Travolta dal ricordo di quella lampada che incombeva (il fatto è che non esiste il participio passato di incombere e di questo si trattava) agganciata alla mia scrivania, e che ho faticato a eliminare. La trovavo utile ma brutta. Tanto brutta! Alla fine ce l’ho fatta. L’ho eliminata. Me ne è sempre dispiaciuto. Non era brutta!

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    1. Sono lusingato da questo contributo di una blogger che seguo assiduamente ma in colpevole silenzio. Mi piacerebbe sapere da cosa é stata sostituita quella lampada e se l’avvicendamento rispecchia mutazioni interiori. Grazie per essere passata a trovarmi.

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      1. Beh, il colpevole silenzio è condiviso. Anch’io ti leggo senza commentare.
        Il fatto è che ho una grande passione per il saper fare, e per quella connessine mano-pensiero che è capacità specifica della specie umana, troppo spesso, oggi, non adeguatamente considerata.
        Quanto alla lampada: non l’ho sostituita. Eliminandola, ho scelto di rinunciare a un ricordo; non sostituendola, l’ho mantenuto.
        Io non ne avevo un vero bisogno, per scrivere
        Ciao. E buon lavoro! Di cui farci sapere..

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  4. è capitato anche a me di acquistare qualcosa all’Ikea e poi personalizzarla. Molto bella e originale l’idea delle lampade, è vero, ricordano quelle dei vecchi tecnigrafi.
    Sicuramente Ingmar Kamprad ha dato una svolta, un colpo d’uncino alla commercializzazione dei mobili su larga scala, ha anche dato la possibilità di arredare le case a basso costo e in modo esteticamente gradevole, moderno.

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    1. Buongiorno e grazie per il contributo. Tutto vero, ma il beneficio per il consumatore temo sia illusorio. Il monopolio ed il “quasi monopolio” non fanno bene al mercato. Personalmente preferisco gli artigiani ma a condizione che rimangano appassionati più al proprio lavoro che al guadagno che questo può portare.

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      1. buongiorno anche a te,
        d’accordissimo, gli armadi dell’Ikea dopo un paio di anni si “sgarrupano”, i mobili in legno prodotti dagli artigiani durano generazioni. Forse è una questione di target, ai miei tempi quando ci si sposava il “mobilio” era un costoso elemento di distinzione, oggi, grazie all’Ikea, con poco ci si arreda la casa, almeno provvisoriamente 😀

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  5. Bravissimo. On Romagna uno come te è uno che fai i “ciappini”, cioè i lavori domestici (creativi e/o di semplice manutenzione). Una vera e propria istituzione! Io ho un’ammirazione smisurata per il talento dei ciappinatori. Prima o poi scriverò un pezzo su questo.

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    1. Buonasera Moira, sono contento che tu sia passata dal mio blog e lo abbia seguito. Condividiamo la passione del “fare” anche se con tecniche e materiali diversi. Se hai letto la mia biografia spero tu abbia capito che le prime righe sono “tantino” esagerate. Infatti, ad esempio, mia mamma sa cucire bene come te ma non ha mai conosciuto quel famoso stilista. Mi aiuta a mettere in pratica alcune idee mie bislacche creazioni. Se non l’hai visto sul blog c’è un articolo dove ne parlo. A presto e grazie!

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  6. Belle e leggere, danno un tocco di colore e di modernità ad uno spazio rustico, rendendolo divertente.
    Inoltre, amo leggere, per cui trovo che la tua idea di rivoluzionare così un prodotto standardizzato sia geniale!
    Amo Ikea e tutti (o quasi) i loro prodotti. Adoro girare nel reparto espositivo e nel mercatone, ma ancora di più mi diverto a montare i mobili e vederli nelle mie creazioni con un tocco personale!
    Quindi….complimenti!!!

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    1. Accipicchia Roberta, non avevo capito che eri te e non sapevo che avessi un blog tutto tuo! Seguo immediatamente. Racconterò presto della mia bici pieghevole “truccata”, al lavoro non mi copiate l’idea…. Grazie di essere passata e saluta il guerrierodipace.

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  7. ciao! vieni spesso a trovarmi in questi giorni! grazie! contraccambio la visita…non hai mai postato nulla sui letti? vorrei disegnarmene uno un può stile giapponese, hai qualche idea? solo legno naturalmente! ah, l’orto urbano mi sta dando pazzesche soddisfazioni!

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    1. Non ti leggevo da troppo tempo ed avevo nostalgia…Se vai a vedere uno dei miei articoli “Ikea hacker” (quello delle lampade) si intravede il letto che ho costruito per me. Ovviamente fatto con materiali di recupero ha due particolarità che non esistono in commercio ma che per ora non svelo. L’orto è meditativo, tra poco scendo ad irrigare il mio.

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