Cicoria Uno

Tra le voci della pagina “COSA” della testata del mio blog,  figura la “cucina” ma di questo non ho mai pubblicato nessun articolo. Da oggi cercherò di colmare la lacuna.

Sull’argomento, ci sono moltissimi blog, molto più ferrati del mio, alcuni dei quali seguo assiduamente e con interesse. Io vorrei farlo nelle mie solite linee guida:

  • estrema facilità e velocità di preparazione;
  • risultato gratificante sia nel gusto che nell’aspetto;
  • ingrediente base di “recupero” adattando il termine nel significato di “economico” o comunque “non comprato”.

radicchi

L’ultima volta che la Libraia clandestina m’è venuta a trovare m’ha fatto notare come nel prato intorno al mio orticello ci fossero moltissimi radicchi selvatici o “cicoria”. Dapprima mi sono rammaricato di non essermene accorto da solo, poi m’è tornato alla mente un mio ex concittadino illustre che chiosava:

“… Io per tre anni ho tirato la carretta, ho mangiato pane e cicoria….:”

Se non sapete a chi mi riferisco lo potete ritrovare al minuto 00:15 di questo video:

https://www.youtube.com/watch?v=HO9emov_F9Y

Le tre ricette che impiegano quest’erba come ingrediente principale, delle quali oggi presento la prima, non mi sembrano affatto male e proprio non capisco cosa quel tale avesse da lamentarsi…..

Ingredienti per persona:

120 grammi di cicoria di campo con la radice;

aglio o porro;

peperoncino;

mandorle pelate;

parmigiano;

Olio d’oliva extravergine:

80 grammi di farfalle integrali;

CESPO

Preparazione:

Si inzia mondando e lavando benissimo la cicoria che è piena di terra e quindi questa operazione è la più lunga e rognosa di tutta la preparazione;

lavaggio

Quindi sminuzzo le foglie in pezzetti da un centimetro e le faccio bollire. In questo periodo la verdura non è bellissima, è già duretta e prima di essere utilizzata va bollita almeno dieci minuti.

LESSARE

 

Nel frattempo trito un porro, ma si può fare anche con l’aglio o con uno scalogno e lo faccio andare in padella all’inizio con olio e peperoncino  proseguendo poi con poca acqua di cottura della cicoria.

porro_2

Aggiungo la pasta nella pentola in cui la cicoria bolle da dieci minuti. La pasta ha un tempo di cottura di dieci minuti, ce la lascerò solo per otto.

Intanto con un pelapatate elimino la pellicina nera della radice della cicoria, sminuzzo la rimanente parte bianca e la pesto nel mortaio insieme alle mandorle, ad un quarto di spicchio d’aglio, all’olio ed al parmigiano.

pesto

Dopo gli otto minuti scolo pasta e cicoria conservando l’acqua di cottura che sarà bella verde e salto tutto nella padella con il porro stufato per i due minuti che mancano a completare la cottura.

salta

Mentre cuoce e si insaporisce aggiungo qualche mestolo di acqua di cottura. Spengo il fuoco , manteco il tutto con il pesto, lascio riposare un minuto, impiatto e guarnisco con una spolverata di parmigiano ed un giro d’olio evo a crudo.

impiatta

Avrete notato che non ho usato sale, malgrado ciò il sapore è ottimo, tantino amarognolo e si sposa perfettamente con un Morellino di Scansano o un Bruciato di Bolgheri.

Buon appetito!

Ps:  scarico dalla responsabilità gli amici Annamaria e Federico della scuola di cucina che sto frequentando. Con loro si fanno preparazioni molto più gustose ed articolate  e sta “cosetta” è esclusivamente farina del mio sacco. Me ne prendo tutta la responsabilità.

 

 

 

 

 

 

 

adattando il termine nel significato di “economico” o comunque “non comprato”.

34 pensieri su “Cicoria Uno

    1. Buon Giorno Lucia, grazie per il contributo. Mi risulta che per fare quello che dici la piantina non debba ancora aver fiorito, quelle che ho adisposizione sono piuttosto coriacee, come vedi dalla foto della foglia rimane quasi solo lo stelo centrale. Altra cosa interessante: ho letto in rete che i boccioli dei fiori possono essere trattati ed usati come i capperi. Buona giornata!

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      1. Si, hai ragione, si mangiano crudi appena sbocciati. Conosco l’uso dei fiori, ma non è abituale da noi e non l’ho mai fatto. Conosco una ragazza ucraina che ne fa molto uso e si è stupita che noi mangiamo le foglie. Paesi che vai, usanza che trovi!

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    1. Seconde solo alla tua pappa con il pomodoro. La faccio sempre anch’io! Sono piatti semplici e squisiti al tempo stesso. Grazie di essere passato dalle mie parti.

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  1. In effetti anche durante la nostra gita ero rimasta ammirata dalla capacità della Libraia clandestina di riconoscere e nominare i diversi tipi di fiori ed erbe. Strano che tu non avessi notato quei radicchi selvatici… come spesso avviene anche con i nostri pensieri, c’è bisogno dello sguardo altrui per accorgersi di cose che col nostro sguardo non vediamo. E il risultato è che il pensiero, o in questo caso il piatto, si arricchisce di sapori e sfumature che da solo non avrebbe. Vedo che hai appreso i moderni princìpi dell'”impiattamento” (come si dice oggi) moderno 😉

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    1. Come e vero quello che di, Ilaria! Di solito bado più alla sostanza che alla forma per questo preferisco le trattorie alle presentazioni di certi ristoranti. Qui dovendo fare una foto ho cercato di mediare.

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  2. Ma guarda che piattino ti vai ad inventare… e io che queste piante selvatiche te le avevo segnalate sì, ma da mangiare soprattutto crude, quando sono ancora belle tenere, quindi non oltre marzo, in insalata con l’uovo sodo…la prossima primavera ricordami che organizziamo un’escursione per la raccolta delle erbe selvatiche. E’ uno degli insegnamenti più preziosi che mi ha lasciato la nonna toscana che era una vera maestra nella cucina vegetariana povera.

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  3. A proposito di orto, cicoria, arte e artigianato ecco una similitudine di Miró:

    “Considero il mio studio come un orto: lì ci sono carciofi, qui patate. È necessario potare le foglie perché i frutti crescano. Ad un certo punto è necessario tagliare. Lavoro come un giardiniere o come un vignaiolo. Le cose vengono lentamente. Il mio vocabolario di forme, per esempio, non l’ho scoperto tutto in una volta. Si è formato quasi mio malgrado. Le cose seguono il loro corso naturale. Crescono, maturano. È giusto innestare… Bisogna innaffiare, come si fa con la lattuga. Così maturano nel mio spirito.”

    Aveva una concezione molto fisica dell’arte e del “fare le cose con le mani”, molto legata alla terra. Ti consiglio di visitare la sua mostra quando capiti a Bologna, penso ti piacerebbe.

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  4. Chi ha un po di terreno non muore mai di fame, ho preso 2000 mt e complice molti libri ho raccolto e cucinato : cicoria, tarassaco, cerfoglio, verbena, fiori di papavero, di borraggina, la piantaggine, portulaca, insomma se fai attenzione le trovi, ti consiglierei le trofie come pasta e vino bianco da sfumare

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