Non fa parte del nuovo progetto “libreria delocalizzata” di cui alla pagina Wp, anzi è stata uno dei miei primi lavori. L’epoca di realizzazione spiega il design ed il colore non attuali. Seguono alcune note tecnico-costruttive.
Una delle differenze più importanti tra un mobile industriale ed uno artigianale è sicuramente la qualità della finitura o, in gergo non tecnico, della verniciatura. L’industria dispone di macchinari dedicati a cui un piccolo artigiano non può avere accesso per motivi di costo, di spazio e più in generale, perchè i suoi volumi produttivi non sono tali da fargli beneficiare di “economie di scala”. Tutto questo vale, a maggior ragione , per un hobbysta.
Scarti produttivi già finiti, che siano tali non per difetto di finitura, risolvono questo problema a condizione che le lavorazioni successive siano eseguite con accortezza conservativa.
Prima del 2008, quindi prima della crisi economica, soprattutto in caso di lotti d’acquisto importanti, non era economicamente e produttivamente conveniente riparare i semilavorati difettati. Il costo della manodopera e dei macchinari impegnati avrebbe superato di gran lunga quello del riapprovvigionamento. Malgrado l’attenzione crescente alle tecniche di lavorazione e di movimentazione interna, rimaneva sempre qualche pezzo graffiato, scheggiato o che aveva subito colpi.
E’ appena il caso di specificare che l’origine dei difetti dev’essere post-consegna, perchè in caso di attribuzione di colpa al fornitore oppure al trasportatore i costi sarebbero su questo ricaduti.
Negli anni ho accantonato alcuni ripiani che erano destinati al “cassone” degli scarti, salvandoli al triste destino della macina da “truciolare”. Si trattava di ripiani da armadio particolarmente pregiati sia perchè rivestiti in foglia di legno di ciliegio 10/10 di spessore e sia perchè strutturati in “tamburato” con telaio d’abete, La struttura di componente di mobile industriale più simile in assoluto al lavoro dei vecchi artigiani. Rispetto ai componenti “pieni” in truciolare o peggio in mdf, il mobile pesa molto meno e le emissioni nocive sono praticamente nulle. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che quando il pezzo viene tagliato, ad esempio per ridurlo a formati inferiori o come nel caso in specie per eliminare la parte difettosa, si apre un vuoto che è necessario richiudere con un regolo piallato a spessore.
Ho costruito con questi componenti una libreria da cm.330 di base x 300 di altezza, composta da spazi quadrati simmetrici da 37 cm. Misura questa individuata come sottomultiplo dello spazio in cui doveva essere inserita ma soprattutto perchè la misura ridotta mi consentiva ampio margine di eliminazione delle zone difettate di pannelli che potevano variate da 70 a 100 cm.
Nei casi in cui quest’ultima operazione non è stata possibile ho fatto in modo che il difetto rimanesse in zona non visibile (ad esempio nella parte inferiore di un ripiano).
Con una certa immodestia posso dire che “il colpo da maestro” è stato usare gli stessi pannelli, oltre che per i ripiani, anche per i montanti. Le giunture, realizzate con dei lamelli, non rimangono a vista perchè le ho previste in corrispondenza del ripiano che le nasconde perfettamente.
non solo artista , ma ingegnere artigiano architetto.
insomma…un artista completo!
laura miniati firenze trekking in liguria
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Ciao Laura, ma come hai fatto a scrivere qui? Ti ho risposto per mail, l’hai letta?
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Wowwww..sei proprio in gamba..narratore..designer e falegname al contempo..!! 🙂 🙂 🙂
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Grazie, mi fai montare la testa….
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